(Michelangelo)
Al furfante del mio cielo dono occhi e sbuffi
rassegno colpi raccolti nel mio cuore
e lancio a mani i perché mai risolti.
Stranito al lamento di sguardi e passanti
mi infilo distratto tra le pieghe d'un pensiero
mi arresto e con me un sorriso.
Mi avvolgo le braccia al petto e stringo
al riparo dal freddo e dalle mie colpe
rinuncio allo svago di un pianto.
L'urlo mi parte spinto con forza
lascio il mio corpo e mi alzo al mio desto
cado a gomiti sul mio ventre.
Volli mai fare di scarno e offesa
che alla coscienza devo
il rimpianto spinsi al nascosto.
Dell'appeso amore che d'equilibrio finge
nel mezzo nascosto e coperto
trovo nel limite il mio coraggio.
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